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Le arti performative Queste strane faccende chiamare arte che forse ci nascondono altre questioni

  • carla-marino
  • 15 mag 2015
  • Tempo di lettura: 1 min

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Debutto italiano per Einat Amir. L’artista israeliana che vive e lavora da tempo a New York, seguita da Scaramuche gallery (NY) diretta da Daniele Ugolini, sceglie il MLAC di Roma per la sua prima personale italiana.

In collaborazione con l’Ambasciata d’Israele a Roma e con la galleria Scaramouche di New York. MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea Piazzale Aldo Moro 5, Romail lavoro invisibile che spesso precede la messa in cantiere di progetti non sempre lineari nel tempo e nella forma. Nomade nel Dna la Amir presenta una serie di documentazioni performative realizzate, secondo medesime regole, in diversi paesi del mondo, dimostrando una tanto immediata quanto complessa e interessante indagine sul carattere di interdipendenza fra azioni, luoghi e persone. Site specific, quindi, nel senso più ampio del termine. I temi restano costanti: politica, rapporti di potere, sessualità, comunicazione. Linee guida su cui l’artista fa agire, più propriamente improvvisare, gli attori locali (del paese che la ospita), protagonisti di video installazioni e performance. Per arrivare a scoprire, in un secondo momento, che i ruoli assegnati hanno a che fare intimamente con l’arte e la figura dell’artista, più di quanto si possa immaginare

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